mercoledì 6 settembre 2023

USTICA, GHEDDAFI DEVE MORIRE (COSÌ IMPARA A ESPROPRIARE IL PETROLIO TOTAL) - IL RACCONTO DEL SUPERTESTIMONE A PURGATORI, NEL 2013: DUE MIRAGE FRANCESI VIOLANO LO SPAZIO AEREO ITALIANO, SONO ALL’INSEGUIMENTO DEL MIG LIBICO (MA GHEDDAFI NON C’ERA, ERA STATO AVVISATO DAI NOSTRI SERVIZI). UN CACCIA ITALIANO SI ALZA IN VOLO E LI INTERCETTA. QUANDO PARTE IL MISSILE FRANCESE IL MIG SI NASCONDE SOTTO LA PANCIA DEL DC9 ITAVIA, ED È STRAGE – SUL DUELLO AEREO TRA DUE PAESI DELLA NATO, SCENDE IL SILENZIO - I DUE PILOTI DEL CACCIA SONO MORTI NELL’INCIDENTE DELLE FRECCE TRICOLORI A RAMSTEIN NEL 1986…

STRAGE USTICA, IL SUPERTESTIMONE NELLA SALA OPERATIVA: "ECCO COSA SUCCESSE CON IL MIG LIBICO, I DUE MIRAGE E IL TOMCAT"

Andrea Purgatori per www.huffingtonpost.it - articolo del 23 ottobre 2013

 

andrea purgatoriANDREA PURGATORI 

“Fu all’inizio degli anni Ottanta. Una domenica in cui giocava l’Italia. Partii da Roma armato, con una scorta armata, e questo documento classificato segretissimo nella cartella.

 

Una relazione completa sulla strage di Ustica che doveva essere controfirmata dal ministro della Difesa Giovanni Spadolini e trasmessa urgentemente al presidente del Consiglio Bettino Craxi. Arrivai alla stazione di Santa Maria Novella a Firenze, da lì una gazzella dei carabinieri mi portò nella sua residenza a Pian dei Giullari.

 

Spadolini mi ricevette in biblioteca, indossava una vestaglia da camera rossa. Mi conosceva bene, lavoravo già da qualche anno nella sua segretaria particolare, mi chiamava per nome. Gli consegnai il documento. Lui si sedette, cominciò a leggere.

 

GIOVANNI SPADOLINIGIOVANNI SPADOLINI 

Erano sette o otto pagine: il resoconto dettagliato di ciò che era accaduto quella sera, con allegate alcune carte del Sismi, il servizio segreto militare. Si parlava di due Mirage, di un Tomcat, si parlava del Mig. Mi resi subito conto che quello che c’era scritto non gli piaceva, scuoteva la testa. Finché a un certo punto sbattè un pugno sulla scrivania. Era infuriato. Ricordati, Giuseppe - mi disse - non c’è cosa più schifosa di quando i generali si mettono a fare i politici. Ma alla fine, controvoglia, firmò”.

 

Il maresciallo Giuseppe Dioguardi oggi ha 53 anni, ha prestato servizio in Aeronautica fino al 2008. Alla scadenza del suo nullaosta di segretezza, il Cosmic, che è il livello più alto, è stato ascoltato da Maria Monteleone ed Erminio Amelio, i due magistrati della Procura di Roma che indagano sulla strage di Ustica. Parte dell’interrogatorio è ancora secretato, ma il maresciallo ha accettato lo stesso di raccontare quello che sa. E sa molto.

 

craxi amatoCRAXI AMATO

Nei 33 anni che ha trascorso nell’arma azzurra e alla Difesa, in posizioni di estrema responsabilità e delicatezza, un filo rosso lo ha tenuto sempre agganciato, spesso da supertestimone, a questa storia. Fin da quella sera del 27 giugno 1980, quando si trovò nella sala operativa della Prima regione aerea a Milano. Esattamente negli istanti in cui il DC9 Itavia veniva abbattuto nel cielo di Ustica.

 

Come mai quella sera lei era nella sala operativa della Prima Regione aerea?

GIUSEPPE DIOGUARDIGIUSEPPE DIOGUARDI

“Per puro caso, ero andato a trovare un collega di turno”.

 

Quindi, seguì tutto in diretta?

“Sì, fin dalla prima comunicazione della base radar di Monte Venda”.

 

Che cosa sentì?

“Rimbalzavano notizie confuse. Non si capiva cosa era successo, dicevano che un aereo era stato abbattuto. C’era molta tensione. E appena l’ufficiale di servizio comunicò quello che stava succedendo al comandante della Regione aerea, che all’epoca era il generale Mura, il Centro operativo dello Stato Maggiore da Roma alzò il livello d’allarme al grado più alto in tutte le basi italiane”.

 

strage usticaSTRAGE USTICA

Cosa che non accade per un semplice incidente aereo.

“No. Quel tipo d’allarme scatta solo se c’è un pericolo concreto per la sicurezza del Paese. Che so, un attacco a una base o una minaccia dall’esterno al nostro spazio aereo. Per capirci, lo stesso allarme del giorno dei missili libici su Lampedusa o della notte di Sigonella”.

 

Dalla prima comunicazione all’allarme quanto tempo trascorse?

“In quella situazione, la sala operativa della Regione aerea aveva un tempo massimo di cinque minuti per avvertire Roma. Faccia lei i conti”.

DOCUMENTI DESECRETATI SU USTICADOCUMENTI DESECRETATI SU USTICA

 

Che altro fece il generale Mura?

“Chiese a chi non era in servizio di uscire subito dalla sala. Poi la mattina dopo, al circolo, mi chiamò e mi disse che bisognava stare sereni e tranquilli, che purtroppo erano situazioni che potevano capitare e che stavano cercando di capire chi aveva provocato cosa”.

 

Le comunicazioni che ascoltò erano telefoniche?

“Certo. Ma dallo Stato Maggiore di Roma arrivarono anche messaggi classificati che vennero decrittati e letti”.

dc9 itavia strage di usticaDC9 ITAVIA STRAGE DI USTICA

 

Cerchi di essere più preciso.

“Non posso, i dettagli sono nelle parti dell’interrogatorio secretate dai magistrati. Diciamo che la confusione era provocata dal fatto che si sapeva che c’erano dei caccia in volo ma non la nazionalità, né la provenienza o la direzione. E comunque, un allarme c’era già prima dell’abbattimento…”.

 

Chi lo aveva lanciato?

“I due piloti che poi sono morti nell’incidente delle Frecce tricolori a Ramstein nel 1986, Nutarelli e Naldini. Loro hanno incrociato il DC9 tra Bologna e Firenze e hanno visto quello che si muoveva intorno al velivolo civile… loro sono rientrati alla base di Grosseto segnalando il pericolo con la formula da manuale, attivando il microfono senza parlare. E tutte le sale operative delle tre regioni aeree, che sono collegate da una linea diretta, stavano cercando di capire. La fase più concitata è andata avanti per circa un’ora e mezza e l’allarme massimo è stato tolto solo dopo sette, otto ore”.

 

andrea purgatori articolo simbolo su strage ustica 21 aprile 1984ANDREA PURGATORI ARTICOLO SIMBOLO SU STRAGE USTICA 21 APRILE 1984

I radaristi militari di Ciampino hanno dichiarato negli interrogatori di aver visto dei caccia americani, hanno addirittura chiamato l’ambasciata per sapere qualcosa da loro.

“Nella relazione del Sismi controfirmata da Spadolini si parlava di due Mirage, e all’epoca quei caccia li avevano solo i francesi, e di un Tomcat, che era un caccia imbarcato sulle portaerei americane”.

 

Possibile che nessuno dei nostri radar, ad eccezione di Ciampino, li avesse visti e identificati?

“Mettiamola in questo modo. Quella sera c’erano dei siti radar aperti, che nel giro di due o tre anni da quell’evento sono stati chiusi, ufficialmente per un riordino interno. Uno addirittura dopo sei mesi. E chi ha indagato nella prima fase di questa inchiesta, o non ha saputo cercare i nastri radar giusti o non li ha voluti trovare”.

 

IVO NUTARELLIIVO NUTARELLI 

Ma quella notte, dopo la confusione, si capì come erano andate le cose.

“Le dico di più. La mattina dopo, al circolo ufficiali, parlavano tutti dell’abbattimento. E siccome era un sabato, chi stava lì c’era perché aveva lavorato tutta la notte nella sala operativa o nei centri dove passavano le comunicazioni classificate”.

 

Si parlava di aerei italiani coinvolti, a parte l’F-104 di Nutarelli e Naldini?

“No. E il loro coinvolgimento fu molto preciso. Vedere un caccia militare sotto la pancia di un aereo civile non è una cosa normale”.

 

Se per giunta non è italiano…

L INCIDENTE IN CUI PERSERO LA VITA IVO NUTARELLI E MARIO NALDINI A RAMSTEINL INCIDENTE IN CUI PERSERO LA VITA IVO NUTARELLI E MARIO NALDINI A RAMSTEIN 

“Il modello non era italiano. E quando non ci sono nemmeno coccarde che lo identifichino, fai fatica a non sganciare il pulsante d’allarme”.

 

Si fa fatica anche a non credere che almeno una base radar lo abbia visto entrare nel nostro spazio aereo.

“Probabilmente, lo hanno visto”.

 

E cancellato…

“Probabilmente”.

 

Ma nessuno lo ha mai confessato.

“Gliel’ho detto. Se eri un militare e avevi a che fare con un documento o un’informazione a qualunque livello di segretezza, da riservato a segretissimo a top secret che sia per quelli Nato, e le rivelavi rischiavi fino a venti anni di reclusione. Ora la norma è cambiata. Ma allora era così. E guardi, non sono state le minacce o gli ordini dei superiori, che pure ci sono stati, a tappare la bocca ai militari. Era la paura di andare in galera. Ma la gente sapeva, e le carte c’erano”.

MARIO NALDINIMARIO NALDINI 

 

E sono sparite per sempre, queste carte?

“Io ho spiegato ai giudici che ogni documento ha una vita. Molti sono stati distrutti ma molti esistono ancora. Bisogna saperli cercare. Prenda il giudice Priore. E’ arrivato a cinque centimetri dalla verità, ma non ha trovato la pistola fumante. I suoi finanzieri non sono potuti entrare nelle segreterie speciali o nelle stanze o nei depositi dove c’erano le carte classificate, perché ci vogliono dei permessi che un magistrato non può dare.

 

E se ci fossero entrati, non avrebbero saputo cosa cercare e come. Un registro di protocollo classificato non si distrugge mai nella vita. Ma bisogna trovarlo e poi saperlo leggere. E adesso prenda me. Dopo Milano sono stato otto anni a Roma nella segreteria particolare di sei ministri della Difesa, poi a Bari alla Terza regione aerea, sempre col nullaosta di sicurezza Cosmic che al mio livello in Italia avevamo solo in ventiquattro. Priore ha chiesto di interrogare i componenti della segreteria speciale ma il mio nome non è mai stato inserito nell’elenco che gli ha fornito l’Aeronautica. Sarà un caso?”.

gheddafiGHEDDAFI

 

Torniamo a Spadolini, a quella relazione segreta e alla sua sfuriata.

“Era fuori di sé. Prima di firmare fece anche una telefonata, a cui però io non ho assistito”.

 

Ce l’aveva coi generali perché cercavano di giustificare politicamente quello che era successo?

“C’era un tentativo di girare le carte. D’altra parte anche De Michelis parlò di carte sopra il tavolo e carte sotto il tavolo. All’epoca i generali di squadra aerea erano solo tredici e ciascuno di loro aveva una linea telefonica diretta con un apparecchio cripitato che comunicava con le altre dodici, una specie di teleconferenza via Skype ante litteram. Qualunque decisione dovevano prendere e presero, lo fecero insieme, in tempo reale”.

 

Mai nessuno fuori dal coro?

“Il generale Moneta Caglio. Era un giorno di Pasqua. Vado a Roma a discutere questa faccenda, mi disse. Prese la macchina, andò a casa del capo di stato maggiore, ci fu una lite violentissima e lo misero in pensione con un anno d’anticipo”.

 

Non condivideva la linea sulla strage di Ustica?

giuliano amato bettino craxiGIULIANO AMATO BETTINO CRAXI 

“Esatto. Chi ha gestito questa storia, chi era in determinati posti di comando e controllo, ha fatto carriere inimmaginabili. Generali che sono diventati capi di stato maggiore e sottufficiali che hanno avuto trasferimenti lampo in sedi dove c’era una lista d’attesa di quindici anni. Chi ha imbrogliato non è stata l’Aeronautica. È stato un numero ben preciso e ristretto di persone dentro l’Aeronautica. Gli altri ci hanno solo rimesso”.

 

Oppure sono morti.

“Oppure. L’ultimo in ordine di tempo è stato il generale Scarpa. Tre anni fa”.

 

Trovato nella sua casa di Bari con la faccia tumefatta e una ferita alla testa.

FRATELLI D ITAVIA - MEME BY EMILIANO CARLIFRATELLI D ITAVIA - MEME BY EMILIANO CARLI

“Esatto”.

 

Aveva avuto a che fare con questa storia?

“Diciamo che ci si era trovato vicino”.

 

Quando i piloti Nutarelli e Naldini sono morti nell’incidente di Ramstein, nessuno di voi si è fatto qualche domanda?

“Come devo risponderle?”.

 

Non lo so. Ha fatto un sospiro.

“Ecco. Ma mica è l’unico fatto strano”.

 

Per esempio?

“Nessuno si chiede mai nulla sul povero generale Giorgieri”.

 

È stato ucciso dalle Brigate Rosse.

“Era uno dei tredici generali di squadra, che erano tutti collegati fra loro. Era anche uno dei pochi che non aveva la scorta”.

 

STRAGE DI USTICASTRAGE DI USTICA

In quelle pagine che hanno fatto infuriare Spadolini si parlava anche del Mig.

“Era collegato”.

 

Perché anni dopo, terminata la sua audizione in Commissione stragi, disse: “Scoprite il giallo del Mig e troverete la verità su Ustica”.

“E’ così. Glielo confermo al cento per cento”.

 

Di quella relazione non si è saputo mai nulla. Sparita.

“Finchè sono rimasto al ministero della Difesa a Palazzo Baracchini, una copia di quella relazione c’è sempre stata. E so da amici comuni che fu conservata per molto tempo anche dopo il 1988. Quando fui trasferito alla segreteria del comandante della Terza regione aerea a Bari e poi alla segreteria speciale del comandante di regione, anche nelle loro casseforti c’erano documenti su Ustica. Noi potevamo vederli, leggerli, avevamo il nullaosta giusto”.

 

strage ustica 7STRAGE USTICA 7

Noi chi, scusi?

“Noi della segreteria speciale, eravamo in otto e non dipendevamo da nessuno. La sera del 27 giugno, due di noi si trovavano a Monte Scuro, sulla Sila. Dove poi furono rimandati il 18 luglio a vedere ufficialmente i resti del Mig che avevano già visto segretamente il 27 giugno”.

 

Quella sera in cielo il Mig se l’erano perso o no?

(pausa) “Non lo so”.

 

Però seppero subito dove era caduto.

(pausa) “Non lo so”.

 

I magistrati le hanno chiesto perché ha aspettato tutti questi anni per raccontare quello che sa?

“Certo. Lo dico anche a lei. Primo. Perché nel 2010 è scaduto il mio nullaosta di sicurezza e mi sono sentito finalmente una persona libera. Secondo. Perché in tutti questi anni, ogni volta che mi parlavano di Ustica mi sono sentito una merda”.

USTICA 9USTICA 9

 

2 -L’INCIDENTE DI RAMSTEIN

Estratto dell’articolo di Giuseppe Asta e Antonio Bonanata per www.rainews.it – articolo del 2 settembre 2023

 

[…] Mario Naldini e Ivo Nutarelli erano due piloti dell’Aeronautica, in servizio presso la base di Grosseto e in volo la sera del 27 giugno 1980. Lanciarono l’allarme di emergenza generale. La loro testimonianza, prevista dall’inchiesta di Priore, avrebbe quindi fornito utili elementi per far luce su quello che accadde nei cieli del Tirreno la sera del disastro.

 

Oltretutto, i due piloti – che viaggiavano insieme su un F-104 Lockheed – avrebbero potuto offrire un’utile testimonianza in relazione alle dichiarazioni del loro allievo e collega, Algo Giannelli, in volo la sera del 27 giugno su un altro F-104 e apparso, a detta di Priore, “sempre terrorizzato”. Nutarelli e Naldini restarono vittime di un tragico incidente nella base aerea militare di Ramstein, in Germania, scontrandosi in volo a bordo dei rispettivi velivoli. […]

https://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/ustica-gheddafi-deve-morire-cosi-impara-espropriare-petrolio-366212.htm

venerdì 2 giugno 2023

covo di Aldo moro via gradoli controllato prima e dopo da servizi segreti..https://www.gerograssi.it/cms2/file/casomoro/B171/0159_001.pdf

Oggetto: Il prospettato ruolo attivo di appartenenti alle forze dell'ordine in attività di osservazione del covo brigatista di via Gradoli in Roma - in particolare: le figure di Enzo GISMONDI e Arcangelo MONTANI. Seguito osservazioni e proposte operative.

Nelle osservazioni e proposte operative del 15 marzo 2015 veniva evidenziato che "nel corso della seduta della Commissione del 17 febbraio 2015, n. 17 (audizione Violante), il deputato Gero Grassi ha affrontato la tematica della localizzazione ed osservazione della nota base brigatista di via Gradoli, in riferimento al possibile ruolo attivo di due sottufficiali dei Carabinieri, Enzo Gismondi e Arcangelo Montani". In argomento, veniva altresì considerata utile "l'acquisizione, con distinta corrispondenza, delle esatte generalità e del foglio matricolare di entrambi i militari, tramite l'Ufficiale di collegamento dell'Arma".

o~ ~~,

All'esito delle conseguenti acquisizioni documentali ed anche alla stregua degli elementi desumibili dai fogli matricolari dei due militari, acquisiti agli atti della Commissione, può ora essere sviluppata una ulteriore e mirata azione istruttoria.


a) Enzo GISMONDI.

E' opportuno evidenziare che la figura del Gismondi risulta esplicitamente richiamata nel noto scritto di Giuseppe ZUPO e Vincenzo MARINI RECCHIA dal
titolo 
OPERAZIONE MORO l FILI ANCORA COPERTI DI UNA TRAMA POLITICA-----CRIMINALE (Milano, 1984), ove testualmente si legge: "Tra le cose e le storie
venute fuori dai covi di via Gradoli (Moretti) e viale 
G. Cesare (Morucci e Faranda),
ve ne sono alcune che richiederebbero forse un approfondimento. Non tanto
episodi come quello del carabiniere Enzo Gismondi in servizio presso lo Stato maggiore aeronautica militare, che arrotondava lo stipendio portando le bombole
di gas della ditta Elettrocassia al si9. Borghi, alias Mario Moretti. Fatti del genere,
a prima vista un po' sconcertanti, possono trovare una spiegazione a lume di buon
senso (il doppio lavoro a volte 
è una necessità anche per un carabiniere), e quindi
vanno guardati per quello che sono: curiosità un po' pirandelliane, in una vicenda
che pone ben altri problemi" (op.cit. 
pag.124).

Giuseppe Zupo, com' è noto, ha sostenuto il patrocinio giudiziario delle costituite parti civili, nella specie i congiunti del personale della scorta assassinato in 

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Fani. A tale circostanza non può non conseguire l'ipotesi che la ricostruzione avanzata dal legale sia il frutto di un flusso informativo proveniente dagli stessi ambienti delle vittime. Sicché la tematica di una possibile penetrazione informativa in via Gradoli merita non solo di essere verificata ma anche adeguatamente scrutata nel suo contesto.

Tanto premesso, gli elementi agli atti di questa Commissione evidenziano l'esistenza, nell'elenco telefonico dell'epoca, di una ricorrenza "Elettrocassia", riferita ad una ditta omonima corrente nell'omonima via.
Dalle prime consultazioni del database delle Camere di Commercio, riferite per le vie brevi dall'ufficiale di collegamento della Gdf, non sono emerse evidenze riferibili univocamente a siffatta ditta: un'incoerenza che può fare ipotizzare i connotati di un'impresa priva delle normali caratteristiche organizzative e commerciali, situazione tipica delle ed. ditte di copertura.

Consegue la necessità di dare ingresso ad un analitico approfondimento, il quale, per il suo carattere intrinsecamente dinamico, non può che essere delegato ad un organismo di polizia giudiziaria.
Per economia processuale - e continuità con altre indagini delegate - appare utile che siffatto sviluppo investigativo sia delegato al Servizio centrale ICO della Guardia di Finanza.

Quanto ai contenuti dell'azione deleganda, in particolare, in riferimento alla citata Elettrocassia, andrà acquisito ogni dato, notizia e informazione circa l'oggetto dell'attività svolta, nonché ogni ulteriore elemento conoscitivo, utile a verificare l'effettiva esistenza della medesima e la sua reale titolarità.

Così definito il contesto, risulta altresì necessario acquisire informazioni dallo stesso GISMONDI, all'uopo procedendo al suo esame in qualità di persona informata sui fatti.
Anche tale atto istruttorio, finalizzato a verificare la fondatezza della richiamata ricostruzione dello Zupo, potrà essere delegato al sopra indicato organismo di polizia giudiziaria, con la partecipazione del sottoscritto consulente.

b] Arcangelo MONTANI.

In riferimento al Montani è utile, in primo luogo, richiamare integralmente la

1
risposta scritta, fatta pervenire dal senatore Sergio FLAMIGNI alla Commissione

in data 12 gennaio 2015.

Siffatta risposta è stata articolata in relazione al quesito posto dal deputato Gero

1

II senatore Sergio FLAMIGNI è stato audito in data 2 dicembre 2014.

2

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GRASSI, volto a conoscere l'opinione dell'audito [sen. FLAMIGNI] sulla possibilità che il covo di via Gradoli potesse essere scoperto prima.

La risposta affermativa del senatore FAMIGNI fu la seguente: "Sì, perché era sotto il controllo dei servizi di sicurezza, che lo fecero scoprire solo in concomitanza con l'operazione del comunicato falso del Lago della Duchessa (operazione finalizzata a preparare l'opinione pubblica alla morte di Moro). Il covo era controllato dal Sismi prima e durante il sequestro Moro, attraverso il sottufficiale dei carabinieri Arcangelo Montani che abitava in via Gradoli 89 (proprio nel palazzo di fronte al civico 96 dove abitava Moretti). Il Montani era un agente del Sismi e come Moretti era originario da Porto san Giorgio (vi era nato nel 1939, mentre Moretti nel 1946): i due compaesani si conoscevano, e infatti vennero visti parlottare insieme

proprio in via Gradoli [...] .

Pertanto, per quanto concerne la posizione di Arcangelo MONTANI, si palesa l'opportunità di delegare all'ufficiale di PG Massimo GIRAUDO - in ragione della specifica professionalità del medesimo nel settore - l'acquisizione presso il l'ex SISMI (ora AISE] e presso il DIS di copia integrale di ogni relazione di servizio, appunto o documento, comunque riconducibile al MONTANI medesimo e riferibile alle attività dal medesimo espletate, nel periodo di interesse (anni 1977 - 1978], in riferimento al contesto eversivo o a soggetti gravitanti, a qualsiasi titolo, in via Gradoli.

Allo stesso ufficiale di PG verrà delegata analoga attività di indagine per quanto attiene l'azione espletata dallo GISMONDI nell'ambito dei comandi dell'Arma a cui formalmente il militare risulta essere stato assegnato, oltre che nell'ambito di strutture del SIOS Marina e del Sismi: tanto al fine di acquisire agli atti della Commissione ogni relazione di servizio, appunto o documento - comunque riconducibile allo stesso GISMONDI - circa le attività dal medesimo espletate, nel periodo di interesse (anni 1977/1978], in riferimento al contesto eversivo o a soggetti gravitanti, a qualsiasi titolo, in via Gradoli.

Con riserva di seguito.
Roma, 17 maggio 2015
Gianfranco Donadio, magistrato consulente

2

Sulla figura del MONTANI, cfr. R.BARTALI, G. DE LUTIIS, S.FLAMIGNI, I. MORONI, L. RUGGIERO, // sequestro di verità, 2008, p. 107 e S. FLAMIGNI, La tela del ragno, 2013, pp. 186 e 274.

3

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Bozze

Commissione di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro
Al Servizio Centrale ICO della Guardia di Finanza

Oggetto: Delega di indagine.

Nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla Commissione che ho l'onore di presiedere, sono stati affrontati sia la tematica della localizzazione ed dell'osservazione della nota base brigatista di via Gradoli da parte delle forze dell'ordine sia il possibile ruolo attivo dell'ex sottufficiale Enzo Gismondi.

Questi, secondo una ipotesi che si intende verificare, potrebbe aver agito nell'ambito di una ditta di rivendita di bombole del gas, denominata Elettrocassia e corrente in via Cassia Conseguentemente, per gli atti e gli interessi della Commissione, appare utile l'acquisizione di ogni notizia, dato e informazione circa la ditta Elettrocassia, (risultata censita nell'elenco telefonico dell'epoca dei fatti), con particolare riferimento all'operatività della medesima, all'individuazione dei titolari, dei dipendenti e della sede.

Verrà conseguentemente acquisito ogni ulteriore elemento pertinente (locazione dell'immobile, utenze, ecc.) comunque utile all'indagine, anche previa assunzione di informazioni da persone informate sui fatti.
Si procederà inoltre all'esame del nominato Enzo GISMONDI, in qualità di persona informata dei

fatti sopra richiamati, con la partecipazione all'atto del magistrato consulente della Commissione, dottore Gianfranco DONADIO.

f.to FIORONI

Commissione di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro
Al colonnello Massimo GIRAUDO

In riferimento alle nota redatte dal magistrato consulente, dottore Gianfranco DONADIO, circa il prospettato ruolo attivo di appartenenti alle forze dell'ordine in attività di osservazione del covo brigatista di via Gradoli in Roma, datate 11 marzo 2015 e 17 maggio 2015, circa il prospettato ruolo attivo di appartenenti alle forze dell'ordine in attività di osservazione del covo brigatista

di via Gradoli in Roma, la SV è delegata ad acquisire presso gli uffici dei competenti organismi di informazione (Aise, Dis, SIOS) copia integrale di ogni relazione di servizio, appunto o documento comunque riconducibile al MONTANI medesimo, riferibile alle attività dal medesimo espletate nel periodo di interesse (anni 1977 - 1978) in riferimento al contesto eversivo o a soggetti

gravitanti qualsiasi titolo in via Gradoli.
Uguale azione di indagine verrà sviluppata, presso i comandi dell'Arma a cui formalmente l'ex

sottufficiale Enzo GISMONDI risultava assegnato all'epoca dei fatti, oltre che presso strutture del SIOS Marina e del Sismi, al fine di acquisire agli atti ogni relazione di servizio, appunto o documento - comunque riconducibile allo stesso GISMONDI - circa le attività dal medesimo

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martedì 6 aprile 2021

Il ruolo dell'ideologia nella definizione del soggetto: gli Italiani secondo Indro Montanelli Jenny Ponzo

E.: Ma… quale domani per l’Italia, secondo lei, Montanelli?

M.: Debbo proprio dirglielo?

E: Provi a dirmelo.

M.: Per l’Italia nessuno. Perché un Paese che ignora il proprio ieri, di cui non sa assolutamente nulla e non si cura di

sapere nulla, non può avere un domani. Io mi ricordo una

definizione dell’Italia che mi dette, in tempi lontanissimi, un

mio maestro […], Ugo Ojetti: “Ma tu non hai ancora capito che l’Italia è un Paese di contemporanei, senza antenati

né posteri perché senza memoria”. Io avevo 25-26 anni, la

presi per una boutade, per una battuta, un paradosso. Mi

sono accorto che aveva assolutamente ragione. Questo è un

Paese che […] ha una storia straordinaria, ma non la studia,

non la sa. È un paese assolutamente ignaro di se stesso. Se tu

mi dici cosa sarà il domani per gli Italiani, forse sarà un domani brillantissimo. Per gli Italiani, non per l’Italia. Perché

gli Italiani sono i meglio qualificati a entrare in un calderone multinazionale, perché non hanno resistenze nazionali.

Intanto […] hanno dei mestieri in cui sono insuperabili. Noi

in Europa saremo senza dubbio i migliori sarti, i migliori

calzolai, i migliori direttori d’albergo, i migliori cuochi. Non

c’è il minimo dubbio, […] voglio dirlo senza intonazioni

spregiative, nei mestieri “servili” noi siamo imbattibili, assolutamente imbattibili. Ma non lo siamo soltanto in quelli.

L’individualità italiana si può benissimo affermare in tutti i

campi anche scientifici. Io sono sicuro che gli scienziati italiani, i medici italiani, gli specialisti italiani, i chimici, i fisici

italiani, quando avranno a disposizione dei gabinetti europei veramente attrezzati brilleranno. Gli Italiani. L’Italia no.

L’Italia non ci sarà. Non c’è. Perché gli Italiani che vanno in

Germania diventeranno Tedeschi.

E: Perché gli Italiani sono anche molto elastici…

M: Molto elastici. […] Gli Italiani non sono gli Ebrei, che

da 2000 anni difendono la loro entità. Da 2000 anni vengono sparpagliati in tutto il mondo, perseguitati eccetera,

e loro rimangono Ebrei. Gli Italiani no. Alla seconda generazione sono assimilati, dovunque vadano, sono assimilati.

E: Ma questo è un difetto?

M: No… è un difetto… è un difetto ed è anche una virtù. È

una qualità. Voglio dire: per l’Italia non vedo un futuro, per

gli Italiani ne vedo uno brillante (Intervista di Alain Elkann

a Indro Montanelli1

https://iris.unito.it/retrieve/handle/2318/1691167/476628/Gli%20Italiani%20secondo%20Montanelli%20AISS.pdf